giovedì 27 ottobre 2011

Intervista ai Three in One Gentleman Suit

Uscito da poco più di un mese, Pure, quarto album dei Three in One Gentleman Suit, ha già raccolto svariati consensi tra gli addetti ai lavori (compreso il nostro, leggi qui) e si accinge ad affermarsi come una delle uscite indipendenti italiane più interessanti dell'anno. Proprio in questi giorni è partito il tour promozionale di Pure e noi abbiamo deciso di scambiare quattro chiacchiere con la band


-Chi sono i TIOGS ? Come nascono e quali sono state le tappe che vi hanno portato qui oggi?

GIORGIO: I TIOGS sono Giorgio, Paolo e Fede, nascono nell'autunno del 2002, poche settimane rinchiusi in sala prove e poi è successo che abbian noleggiato un baule di Shure SM57, due registratori Adat e abbiamo registrato in presa diretta tutto al primo take Battlefields in an Autumn Scenario: poche certezze, tanti obiettivi e soprattutto una voglia di suonare fuori dal normale. Neanche tempo di dirlo ed eravamo già con il culo sul furgone in giro per tutta Italia, da nord a sud con un cd autoprodotto ad aprire concerti di El Guapo, Valina, Sodastream, Feverdream etc…

-Come avete fatto a finire in Cina?

GIORGIO: Probabilmente a causa della stessa voglia di suonare dell'esordio, la stessa esigenza di raggiungere obbiettivi impossibili…poi questa volta la coincidenza è stata averci lavorato per due anni senza risultati concreti… poi un amico che abitava là ci scrive dicendo che ha un'amica che organizza qualche concertino nella sua città. Questa amica ha poi organizzato n mese di tour su quasi 4000 km da percorrere in treno e autobus. In realtà Wane (è così che si chiama la nostra amica tour manager) si scopre essere tour manager di band quali The International Noise Conspiracy e Vialka. Un po’ di fortuna ci vuole ogni tanto!

PAOLO: Siamo matti.

FEDE : Ci piacciono le cinesi.

-Parlateci della genesi di Pure.

GIORGIO: Pure è un'ottimo album, che nasce come tutti gli altri dall'esigenza di variare e di fare qualcosa di diverso. Pure è il quarto album e come gli altri si differenzia di gran lunga dal suo precedente. E’ stato così ogni volta, ed è terribilmente difficile e alle volte frustrante cestinare decine di canzoni e di idee perché non rientrano nella categoria: "ECCO QUESTO ANCORA NON LO ABBIAMO FATTO". So che può suonare altisonante ma è la realtà, siamo una di quelle band che scrive tantissime canzoni, che magari non termina, ma che poi si presenta in studio con solo 10 brani finiti e levigati nel dettaglio. E’ stato molto difficile scrivere Pure, io ho cercato di dare ad ogni brano una linea di chitarra diversa e unica a suo modo. Ho cercato di rinnovare il mio modo di suonare il modo di intendere la musica. Il lavoro è stato enorme soprattutto dal punto di vista degli arrangiamenti.

PAOLO: Penso che questo disco ci abbia richiesto sforzi notevoli. Le idee alla base dei pezzi sono state ben distribuite: alcune vengono da spunti di chitarra, altre dalle tastiere, altre da disegni di voce. C’è da ammettere che Giorgio ha avuto il duplice ruolo di compositore al pari di tutti e di supervisore alla resa finale dei brani; ha “ripulito” ed enfatizzato i tratti delle canzoni a partire dalla fase di scrittura. Credo che sia un notevole passo avanti per noi, come band e come singoli musicisti. Io nel caso particolare ho ampliato tanto il peso della voce. Sono stato veramente sotto pressione nella fase di registrazione delle voci. Sono voci difficili e impongono un' attenzione notevole, ma sono anche linee che, per testo e melodia, mi rendono veramente fiero del lavoro fatto. Più di tutto quello che si era fatto prima.

FEDE:Pure è stato un parto faticosissimo: tra i nostri quattro dischi è quello che ha richiesto più sforzo creativo anche per l'aggiunta dell'elettronica e delle basi che dialogano con la batteria. A livello compositivo penso che sia quello più completo, frutto dell'esperienza maturata in questi nove anni.

-Come è nata la collaborazione con Giulio Ragno Favero e Giovanni Ferliga, i quali, sarete d'accordo, potrebbero aver dato un'impronta tutta nuova al sound dei TIOGS?

GIORGIO: Devo smentire in parte questa tua affermazione. Sicuramente Giulio ha fatto un grande lavoro del quale siamo molto contenti, ma mi sento di rivendicare la paternità di tante sfumature che troppo facilmente sono attribuite a Giovanni (che ha registrato sotto direttive di Giulio) o Giulio (che ha mixato)! Nella realtà, prima di entrare in studio l'album lo avevamo registrato e ri-registrato in sala prove con i nostri mezzi, mixato, prodotto, sovrainciso alla follia… un' attività puntigliosa che ci ha permesso di capirlo e levigarlo per bene. Non a caso, posso affermare che Giulio ha avuto la panoramica completa solamente dopo gli overdub di tastiere, campioni, percussioni, e tutte le chitarre (alle volte, il povero Giulio, si è trovato con decine di canali di chitarra da gestire!) Tutto il materiale era stato preparato nel dettaglio in sala prove in quasi un anno di lavoro. Giulio è stato bravissimo ad intuire come tirar fuori il 110% dalle nostre tracce mixando e miscelando al meglio il tutto. Ecco questa era la smentita in parte; in parte perché alcuni brani hanno davvero preso un piglio in più grazie all'intervento di Giulio che addirittura ha aggiunto il testo e cantato il finale di Green Riot!

PAOLO: In realtà le prese degli strumenti sono state eseguite in un paio di giorni. Molto di getto: il ché indica che avevamo ben chiare le idee prima di entrare in studio. Poi Giulio è uno che non si accontenta e, specialmente sui suoni, è andato molto a fondo dando una “pasta” tutta particolare che solo lui (e non saprei chi altro) riesce a concretizzare. Le voci invece sono state fatte fuori dal Blocco A, perché mi è servito molto tempo e fatica per raggiungere un livello adeguato alla “massa bollente” della musica. E’ stata un' operazione non molto lineare ma ne è valsa la pena.

FEDE: Penso che Giulio abbia fatto un ottimo lavoro a livello di suoni in generale e soprattutto sulla batteria. Prima di entrare in studio abbiamo provato, registrato e riascoltato tantissimo per capire cosa tenere e cosa no e per arrivare in studio pronti.

Pure è anche il titolo del primo Ep dei Jesus Lizard. Lo sapevate? Coincidenza o citazione?

GIORGIO: Non lo sapevo assolutamente. Non ho mai ascoltato Jesus Lizard…una terribilie perdita?

PAOLO: Conosco bene “Goat” e “Liar”. Fighissimi. Molto meno le ultime cose dopo Touch and Go. Mi manca l’Ep in questione anche se è un primissimo. Buono a sapersi. E’ una coin-citazione.

FEDE: Non lo sapevo.

-Cosa ascoltate attualmente ?

GIORGIO: Un po’ per piacere e un po’ per dovere sto ascoltando il nuovissimo disco dei Modotti, prossima uscita Upupa che ho registrato assieme ad Enrico all'igloo Audio Factory e che sto finendo di mixare in questi giorni; e poi ancora il pre-recording del nuovo album di Bob Corn del quale curerò la produzione a dicembre! Anche lui in uscita Upupa Produzioni (oltre che per Fooltribe ovviamente). Al di là degli ascolti "obbligati" in questo preciso periodo mi piace molto l'ultimo disco di Apparat, lo trovo ipnotico, e sto gustando a poco a poco "Metals" di Feist.

PAOLO: Wu Lyf mi piacciono tanto, belli sguaiati. E roba di Portland, Parenthetical Girls; quando prendo un dritto vado fuori di testa.

FEDE: Sono entrato nel tunnel degli Arcade Fire.

-Siete mai stati tentati di passare alla lingua italiana come hanno fatto
con successo band come Fine Before You Came., The Death of Anna Karina e Gazebo Penguins? Come mai la scelta dell'inglese?

GIORGIO: Ho chiesto a Paolo più di una volta di passare all'italiano,mentirei se ti dicessi il contrario! Il desiderio era quello di sentire un disco MATH cantato in italiano, CANTATO non urlato, e son ancora curioso di come si potrebbe accostare la lingua italiana alla nostra musica. non si sa mai..E' dal 2002 che cantiamo in inglese, perché passare all'Italiano proprio adesso? Hai citato tre band di amici che lo hanno fatto molto bene; ma per noi l'italiano è sempre stata una direzione limitante, e anche questa volta non eravamo troppo convinti.
Purtroppo gli "addetti ai lavori" non hanno capito questa cosa. PURE è un disco economicamente autoprodotto, e promosso con l'aiuto di "amici e parenti" , è un buon disco? Come mai quando è stato il momento non son arrivate nemmeno e-mail di risposta? La più divertente e unica risposta è stata "se cantate in Italiano lo facciamo uscire subito". IL PANORAMA INDIPENDENTE ITALIANO non è quello che si spaccia per tale.

PAOLO: E’ colpa mia. Mi manca la R in italiano… non volevo mica cantare con la R rotolante à la Manuel Agnelli, e poi non ci ho il fiato per confrontarmi con lui. Mi rode un po’ pensare che l’italiano ci avrebbe potuto aprire delle porte che alla fine sono rimaste chiuse, ma allo stesso tempo (come ho già detto più volte) l’inglese è la lingua che costituisce il 95% del mio (nostro) background; cambiare ora, in questo momento storico, non sarebbe stato genuino per noi. Le cose che avevo da dire mi sembravano molto belle in inglese e mi piace pensare che la musica non dovrebbe nascere per fermarsi a Lugano. Questa cosa della lingua mi sembra un po’ una cazzata: solo perché escono alcuni buoni dischi in italiano è obbligatorio mettersi tutti quanti a cantare in italiano? Secondo me fuori dal Bel Paese siamo su tutt’altro livello di approfondimento.
Poi, sai che ti dico? Fermo restando che i gruppi che hai citato tu hanno fatto tre dischi da paura (che ascolto spesso e che amo tantissimo), il Disco Indie Italiano più bello di sempre per me rimane “In Circolo” dei Perturbazione, che compie dieci anni tra un po’ e che sembra non invecchiare mai. Quella è Musica Italiana, in tutto e per tutto, che ha cambiato le carte in tavola prima, profondamente e senza inutili clamori. Chapeau. Non è rock? Chissenefrega.

-Quanti download ha totalizzato attualmente Pure e come mai la scelta di distribuire l'album in download gratuito?

GIORGIO: Ad oggi (25 ottobre) siamo a 2370. Pure è in free download dal 12 settembre perché è un autoproduzione. Siccome Upupa siamo noi e Fooltribe / diNotte / In the Bottle / Indipendead sono gli amici sinceri di sempre, abbiamo deciso che il disco era gratis per tutti, perché eravamo curiosi di capire se davvero questo disco non meritava nemmeno una risposta da parte degli addetti ai lavori (etichette/agenzie di booking/promoter/editori).
2370 download in poco più di un mese, le mail degli ascoltatori entusiasti, i messaggi di gente che ci chiede perché non suoniamo a Torino, a Roma, a Milano etc.. è un risultato che ci piace molto e ci rende orgogliosi. Noi suoniamo ovunque, anche nel vostro garage. AVANTI LE PROPOSTE, non siamo di certo il gruppo che si tira indietro!

PAOLO: L’acquisto dell’album è una specie di legame tra la band e l’ascoltatore. Non c’è niente di meglio che farlo a carte scoperte. L’ho sempre detto: i dischi che amo di band che amo io li ho sempre comprati originali. Poterlo ascoltare in free download è un modo per far appassionare l’ascoltatore, specialmente se si è sicuri della qualità del disco. Un modo per essere ubiqui. Un modo di arrivare prima ancora del concerto. Un modo per rendere il concerto ancora più bello e godibile.

FEDE: Ricordo Giorgio quando è entrato in sala prove esclamando ad alta voce "2000 download in un mese!", fa piacere sapere che tanti lo stanno ascoltando specialmente perché un sacco di gente dall'Italia e dall'estero ci scrive che il disco è una bomba. L'idea che tutti, ma proprio tutti, possano ascoltare il disco prima del live è molto bella.

-Essendo una band che solca i palchi da molti anni, vi sarete fatti un'idea di cosa comporti fare il musicista. Pensate sia soddisfacente suonare in Italia?

FEDE: Penso sia soddisfacente suonare in qualsiasi posto dove ci sia una bella situazione (parlo del palco e dell’impianto, ma non solo) e la gente sia interessata a quello che facciamo. Sicuramente fuori dall'Italia c'è più cultura musicale e più attenzione anche per le band indipendenti.

PAOLO: All’estero le situazioni in cui il pubblico non ti stacca gli occhi di dosso sono molto più numerose; in Italia si va avanti ancora con i cliché. Per motivi geografici suoniamo molto più in Italia che all’estero, questo è evidente, ma fa sempre un po’ male trovare il pubblico bovino che c’è per esserci e non per ascoltare. In Italia percentualmente questo capita più volte, poi ci sono invece molti ottimi locali e ottimo pubblico, basta essere fortunati.

GIORGIO: Abbiamo suonato in tutta Italia più e più volte; siamo stati in tour in Germania, Repubblica Ceca, Francia, Olanda, Inghilterra, Belgio e Cina.
In Italia suoniamo volentieri ma la situazione che ti ho descritto sopra (mancanza di risposte da parte degli addetti ai lavori) ci ha davvero demotivato tanto, non lo nascondo.
Pure esce per due etichette straniere che inizieranno la promozione e la distribuzione da Novembre. Se i concerti saranno più all'estero che in Italia non ci tireremo indietro di sicuro, ma non sarà di certo colpa nostra; il perché sarà da chiedere a chi non si è degnato nemmeno di risponderci quando chiedevamo un supporto efficace per promuovere Pure in Italia in maniera più efficace.

-Quale è stata l'esperienza più assurda ed incredibile che avete avuto durante i vostri tour ?

GIORGIO: Il tour già di per se è un'esperienza incredibile, gli aneddoti sono troppi, e alcuni non possono essere narrati ne’ tanto meno condivisi.
La memoria mi riporta all'avvenimento più recente, in Cina siamo stati accolti in una tappa del tour con Tv, stampa locale e fotografi e poi il giorno dopo la gente ci riconosceva per strada e firmavamo autografi. Tutto molto assurdo ed incredibile.

PAOLO: A parte rimanere a piedi con il furgone, arrivare sempre all’ultimo, suonare come se non ci fosse un domani, stare svegli fino ad ore improbabili mezzi sbronzi con un sacco di gente fuori di testa, ricaricare il furgone con le forze che ti abbandonano, dormire in posti diversi ogni sera e alzarsi con il mal di testa che coltiverai per bene durante il prossimo concerto, è tutto molto noioso.

FEDE: QUELLO CHE SUCCEDE IN TOUR RIMANE IN TOUR.

-Come ultima domanda vorrei chiedervi quale sarebbe secondo voi la soluzione migliore (se mai ve ne fosse una) per portare la musica indipendente, l'underground in contesti più ampi nei quali sia possibile esprimere non solo sè stessi ma rivolgersi ad un pubblico maggiore dimostrando che esiste tutt'altra musica in Italia rispetto a quei 4-5 nomi che tutti conoscono. Pensate sia un'utopia questa?

PAOLO: Dovremmo essere un Paese ben più curioso ed assetato di quello che siamo ora. Se tutti cominciassimo a pensare che il “brand”, il “marchio di fabbrica” è una vera stronzata le cose comincerebbero a cambiare, e invece siamo bovini. Perché il pubblico si educa e si diseduca. Certo serve la curiosità, ma in un momento in cui tutti tirano a campare e l’impegno a migliorare non fosse visto come un’inutile perdita di tempo la cosa risulta assai complicata. Mi sembra che da un po’ di anni a questa parte tutti facciano la corsa a ripetere verità incrollabili e nessuno sproni alla scoperta, tutti lanciati in una vasta operazione di mitizzazione che ha il vago sapore della campagna politica. A quanti concerti eccezionali ho assistito in mezzo ad un pubblico di poche persone? E quanti sono stati i concerti mediocri dentro locali stracolmi all’inverosimile? Non esiste il Messia nella musica come non esiste in nessun campo dell’umano ingegno. C’è sempre da scoprire. Servono solo due orecchie per ascoltare, un cervello acceso per capire ed un cuore per farsi venire i brividi. Quando è il caso.


Buon stordimento ragazzi e in bocca al lupo per il tour promozionale di Pure.
Se mai doveste finire di nuovo in Cina mandateci una cartolina della muraglia
Cinese.

SCARICA PURE GRATUITAMENTE A QUESTO LINK

Vi lasciamo con un misterioso video trovato in rete dai TIOGS del quale non si sa nulla, nè dell' autore nè del motivo per cui si sia preso la briga di confezionare un video così ben fatto sulle note di un brano estratto da Pure.

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