-E' difficile portare avanti un'etichetta indipendente, sopratutto se così (concedimi il termine) di nicchia, in Italia? Quali sono, oltre a quelli economici ovviamente, i maggiori ostacoli che incontri?
-J: Non è così difficile. L'importante è avercela una "nicchia", altrimenti si rischia di essere velleitari. Noi la nostra "nicchia" ce la ci siamo ricavata nel tempo, senza particolari calcoli o studi, semplicemente proponendo cocciutamente con onestà, passione, dedizione e professionalità le cose che ci piacciono e mettendo in atto meccanismi e metodi d'azione che fanno sì che la nostra realtà continui ad esistere. Inoltre a differenza di tante altre realtà simili, Bloody Sound non è una one man label: siamo in tre e questo significa più forze a disposizione. Certo, camparci è un'altra cosa: è qui che si incontrano gli ostacoli, perché il bacino di fruizione è limitato e non puoi permetterti di avere certe aspettative. Ma qui torniamo sui tabù culturali...
-Penso sia molto interessante il modo in cui lavoriate come etichetta senza affidarvi a booking e usando le pratiche della coproduzione e dello scambio, nonché vendita diretta mediante distro, banchetti e web. Un metodo molto "underground" che davvero lascia intendere la vostra totale indipendenza se poi magari altre label che si professano indipendenti si affidano a mega distribuzioni o uffici stampa stracostosi. Immagino così si sviluppino tra voi, gli addetti ai lavori e il pubblico, dei rapporti molto più stretti e tangibili, o sbaglio?
-Penso sia molto interessante il modo in cui lavoriate come etichetta senza affidarvi a booking e usando le pratiche della coproduzione e dello scambio, nonché vendita diretta mediante distro, banchetti e web. Un metodo molto "underground" che davvero lascia intendere la vostra totale indipendenza se poi magari altre label che si professano indipendenti si affidano a mega distribuzioni o uffici stampa stracostosi. Immagino così si sviluppino tra voi, gli addetti ai lavori e il pubblico, dei rapporti molto più stretti e tangibili, o sbaglio?
-J: Si, è vero che in questo modo si sviluppano rapporti molto più "reali" tra noi e chi ha a che fare con noi. Però voglio precisare una cosa: essere underground per noi non è un'ideale, è una condizione. Utilizzo il termine "underground" per indicare un'insieme di pratiche e modi di fare necessari a determinate espressioni culturali per esistere. Ma a me non interessa "essere underground": mi interessa esistere. Trovo molto noiosi e sterili i discorsi da duro&puro su cosa sia eticamente aderente a un sedicente "spirito underground"; per me lo spirito underground è semplicemente spirito di sopravvivenza. Quando un'entità ha una spinta insopprimibile a palesarsi escogita metodi che glielo consentano. E in Italia, nel 2011, con l'aria culturale che tira, i metodi che Bloody Sound ha a disposizione per "esserci" sono questi: sbattimento, coproduzioni, banchetti, rapporti diretti con gli addetti ai lavori; in una parola: indipendenza. Ma la nostra indipendenza non è una scelta: è una necessità. Le agenzie di booking non ci cagano? Ok, facciamo da soli. Gli uffici stampa sono troppo costosi? Ok, facciamo da soli. E nel fare queste cose cerchiamo di mettere la stessa professionalità che mettono le agenzie di booking e gli uffici stampa costosi. Ma non credo affatto che in ciò vi sia una sorta di etica che si pretenderebbe superiore soltanto perché riservata a pochi eletti. Sono stronzate e ti dirò di più: se in un mondo perfetto, attorno a Bloody Sound cominciassero per miracolo a girare un sacco di soldi non penso proprio che ci porremmo il problema di come non risultare mainstream. Magari fossero realtà come la nostra ad essere mainstream...
Detto questo, certo non ti nascondo che quando mi soffermo a pensare che nonostante l'ambiente poco favorevole, i budget limitati e il disinteresse da parte del grande pubblico siamo riusciti a mettere in piedi una cosa che si regge da sola, senza l'aiuto di nessuno e che si è creata un seguito... bhè una punta d'orgoglio viene fuori... Sono orgoglioso soprattutto del fatto che sovvenzioniamo la musica attraverso la musica, attingendo risorse economiche mediante l'organizzazione di concerti. Credo che questo dia luogo a un fenomeno culturale e sociale molto interessante.
-Pensi che in Italia ciò che è bello lo sia perchè piace o perchè è di tendenza ? Mi spiego meglio. Immagino che, come per tutti i campi, anche per la musica si sia sviluppato la vendita del marchio, del prodotto da consumare e quindi della nascita dellla tendenza, così come può esserla quella per un paio di scarpe. Se sei d'accordo con quanto appena detto, come credi nasca questo fenomeno e cosa ne pensi?
-J: Io non penso che il problema sia nel fattore "tendenza", o nel marchio. Sono cose utili e necessarie, così come lo sono le agenzie di booking e gli uffici stampa. Senza il battage pubblicitario che c'è stato attorno a "Night Dress", ad esempio, non credo che si sarebbe avuto tutto questo interesse versi i Butcher Mind Collapse. Il problema sta nell'educazione del pubblico semmai, nella sua poca propensione alla scoperta. Ci si appiattisce su ciò che ci viene propinato senza starci tanto a pensare, perché è ciò che ci hanno insegnato a fare. Se il pubblico fosse più curioso, attivo, esigente, chi si occupa di diffondere e "vendere" musica, di creare il marchio e la tendenza, sarebbe probabilmente costretto ad alzare la qualità delle proposte.
-Cosa prevede il futuro per Jonathan Iencinella, sia come musicista che come discografico?
-J: Attualmente sto organizzando il nuovo tour dei Butcher Mind Collapse che coprirà da fine ottobre alla primavera prossima con una frequenza più rilassata rispetto ai concerti fitti di degli scorsi mesi; dopo di che penso che i Butchers si prenderanno una pausa per ricaricare le pile e assimilare nuovi stimoli per il terzo disco. Nel frattempo, insieme a Nicola e Riccardo (rispettivamente sax e baritona dei BMC), abbiamo iniziato a lavorare del materiale piuttosto distante dai connotati "butcheriani". Si tratta di un progetto che si avvarrà di sonorità più elettroniche (un uso maggiore di synth e la drum machine al posto della batteria) e di testi in italiano. Per ora è tutto allo stato embrionale ma ci stiamo divertendo parecchio. Per quanto riguarda invece Bloody Sound Fucktory, dopo i Gallina è in arrivo ad ottobre il 7" di One Man 100% Blues, alias Davide Lipari dei Cyborgs in veste solista: voce, chitarra e stomp box, in puro "Mississippi style"... blues autentico, quello delle piantagioni, che viene dal cuore, niente virtuosismi chitarristici di stampo '70s, per una coproduzione che ci vede coinvolti assieme ad altre realtà underground come Brigadisco e Dead Music. Per novembre/dicembre è prevista invece l'uscita in musicassetta di "Quarter Century", sorprendente album solista di Carlo Barbagallo, musicista di origine siciliana, attualmente trapiantato a Torino, attivo anche con Albano Power e Suzanne's Silver. È un disco che ci ha catturato al primo ascolto: un vero caleidoscopio di suoni provenienti dagli ambiti più disparati, che avvalendosi di una lista di collaborazioni pressoché infinita riesce a passare con disinvoltura da sonorità elettroniche a bagliori avant-jazz, dall'ambient al dream pop, all'art rock. Sarebbe stato inoltre di questi giorni l'annuncio ufficiale dell'esordio dei Port Abramovic, uscita prevista per dicembre, se non fosse che il gruppo si è sciolto il giorno prima di masterizzare il lavoro! Un vero peccato: un disco di grande fascino e poesia, folk leggero e sognante tra Wilco e Bonnie Prince Billy, con, nella doppia veste di chitarrista e produttore, Mattia Coletti, già chitarra dei compianti Sedia (due album micidiali su Wallace records tra il 2004 e il 2006) e dei Leg Leg, nonché sperimentatore solista in tour per mezzo mondo negli ultimi anni, produttore di tanti dischi con Edible Woman, ?Alos, Lush Rimbaud, Dadamatto e altri e fonico di Marco Parente, Bachi Da Pietra, Butcher Mind Collapse e chi più ne ha più ne metta. Chissà che questo disco non entri a far parte tra qualche anno della collana Ectoplasmi!
Altre cose bollono in pentola ma sono ancora in via di definizione. Intanto a ottobre partirà la stagione di eventi Bloody Sound che ci vedrà alla Cupa di Ancona per una serie di 4-5 parties con concerti di Mombu, Zeus e altri, e presso il Moustache show room del designer Simone Alessandrini a Jesi, che ospiterà la rassegna "Noon On The Pillow", concerti-aperitivo a numero chiuso (per motivi di spazio, i primi 50 che si prenotano) con Above The Tree, Carlo Barbagallo, Mattia Coletti (a volte ritornano...), Davide Lipari (aka One Man 100% Bluez) e Lili Refrain. Come vedi le cose da fare non mancano... speriamo che nel frattempo non mi trovi una fidanzata!
-Ok Jonathan è stato un piacere. La seduta di psicoanalisi finisce qui. In bocca al lupo per tutto.
-Ok Jonathan è stato un piacere. La seduta di psicoanalisi finisce qui. In bocca al lupo per tutto.
Buon stordimento con il primo official video dei Butcher Mind Collapse
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