Quattro chiacchiere
all'ombra di Palazzo Pitti con Michelle Davis, cantante e per
l'occasione portavoce dei fiorentini Walking The Cow
Come
si sono formati i Walking The Cow? Ero incuriosito anche dal nome,
visto quanto è bizzarra la canzone da cui lo prendete (di Daniel
Johnston ndr)
E'
buffa e fantastica! Il gruppo si è formato come tanti altri da
incontri casuali, Nico negli anni 90 aveva una band chiamata
Mirabilia in cui suonava anche Simone “Bardus” Bardazzi, il
nostro chitarrista, e ha conosciuto Paolo Moretti frequentando la
stessa scuola di musica. Si è poi aggiunto Martino Lega alla
batteria (assieme a Paolo nei Pentolino's Orchestra) e così si è
formato il nucleo del progetto che inizialmente era prettamente
acustico, votato rigorosamente all'analogico senza influenze
elettroniche. Hanno partecipato al Rock Contest del 2006 piazzandosi
fra i finalisti e hanno consolidato il legame registrando il primo
album Gengis Kahn Vs. Sarah Cat (in download gratuito dal sito
www.walkingthecow.it)...andando
avanti hanno deciso di trovare nuovi stimoli e quindi sono entrata io
come voce femminile. Per quanto riguarda il nome diciamo che il pezzo
di Daniel Johnston è un po' un manifesto di quello che vuole essere
la musica dei Walking The Cow, semplice ma comunque ricercato nei
suoni visto che Daniel è stato uno sperimentatore, nonché
precursore di tutto quel movimento lo-fi che ha ispirato la nostra
band quando ha cominciato a registrare. Ci sono un po' di casi che ci
hanno fatto pensare che lui ci faccia da collante, tipo il fatto che
siamo entrambi nati a Sacramento e che la mia nonna americana di
cognome fa proprio Johnston...magari scandagliando si scopre che
siamo parenti, la follia ci accomuna!
Come
siete entrati in contatto con la vostra etichetta, la White Birch
Records?
La White Birch è una grande realtà che sta pian piano crescendo ed
espandendosi nel territorio dell'indie italiano. E' buffo come siamo
entrati in contatto con loro: è fondata dai fratelli Venturini,
Carlo e Stefano, che sono stati i primi a convincermi a cantare
qualcosa sul primo disco della loro band (i Ka Mate Ka Ora), pezzo
che poi è stato sentito dal nostro chitarrista Bardus che in questa
maniera mi ha coinvolto nel progetto. Si è chiuso in pratica un
cerchio, visto che mi hanno convinto ad iniziare a cantare e poi
hanno incoraggiato la band tutta pubblicando il nostro album Monsters
Are Easy To Draw...si è così cementato un legame nato quasi per
caso. Li conoscevamo già personalmente visto che siamo grandi fans
sia dei Ka Mate Ka Ora che dei Werner, il nuovo gruppo di Stefano con
Alessia Castellano, che col nome d'arte Cuore Di Cane si occupa della
grafica dell'etichetta, e Elettra Capecchi del duo pianistico
Mademoiselle Sarabande, e si può dire che siamo una grande famiglia.
Sono
rimasto colpito da alcune particolarità dei pezzi del vostro disco,
fra cui l'idea di mettere in Nightknocking il rumore di una macchina
da scrivere in sottofondo. Come vi è venuta questa idea?
E' tutta opera di Paolo e Martino in post-produzione, hanno avuto
l'idea di aggiungere questa particolarità assemblando le varie parti
nostre in fase di mixaggio. Paolo è un po' il maestro del riuscire a
mettere queste cose particolari, anche nei dischi coi Pentolino's
Orchestra, magari inserire oggetti che sembrano non c'entrare niente
ma che danno una ritmica particolare. Hanno trovato questo suonino in
uno dei loro programmi e siamo stati tutti entusiasti dell'idea.
Rientra un po' anche nella logica Johnstoniana di dare sonorità
particolari anche a pezzi che cercano di essere in qualche modo pop.
Mi
aveva incuriosito anche il testo di Jesus (Buy Some Porn), mi ha
ricordato con quella sua intenzione di “convincere” Gesù ad
essere più umano il film Dogma ed il suo tentativo di svecchiare
l'immagine della chiesa tramite l'istituzione del cattolicesimo
uau...
(Ride) Il film purtroppo non l'ho visto ma devo recuperarmelo! Me lo
sono chiesto spesso da dove mi è uscito questo testo...quando sono
arrivata la band aveva già scritto la parte strumentale di alcuni
pezzi, se non sbaglio Simone mi aveva passato l'arpeggio di chitarra
di questo brano segnato come “Jesus” e io ho cominciato a pensare
a cosa potevo ricamare su questo concetto. Non vuole assolutamente
essere blasfemo, l'ho visto un po' come il gioco di immaginare un
giovane messia al giorno d'oggi che cerca di essere puro e di
incarnare ideali altissimi di fronte a scelte più conformiste quali
guardarsi un porno, toccare il culo alle ragazze o andare in piscina
a fare lo sborone. E' in parte ispirato anche a certi lavori di
Robert Crumb, un famoso fumettista dell'underground statunitense che
di recente ha pubblicato la sua versione della Bibbia, che ha questo
modo di approcciarsi alla religione piuttosto bizzarro, o anche
all'episodio di Tu Mi Turbi in cui Benigni fa da baby sitter ad un
piccolo Gesù...sono tutte suggestioni che poi mi hanno fatto tirare
fuori questo testo assurdo che ogni tanto leggo e mi vien da pensare
a cosa mi è venuto in mente...per vie traverse è addirittura
passato su una radio australiana, grazie ad un signore che lavora
alla Abc Radio conosciuto al Primavera Sound Festival di Barcellona!
All'interno
della grande varietà di stile che c'è nel disco mi avevano
incuriosito Sweetheart e la title track, Monsters Are Easy To Draw,
forse i pezzi con sonorità che più si distaccano dall'amalgama
generale.
Sono due pezzi scritti interamente da Paolo, cantati anche da lui
perchè, pur avendo provato a metterci la mia voce, ci piaceva
l'effetto straniante che avevano sul disco intero. Sono stati messi
poi in punti strategici, uno a metà e l'altro alla fine del disco,
in modo da incuriosire ancora di più l'ascoltatore. Monsters Are
Easy To Draw la trovo una canzone dalla semplicità e verità
disarmante nei suoi concetti, Sweetheart è invece un inno d'amore
per la birra ed era il modo ideale per concludere il disco, con una
bella birra! Ci mancherà molto l'apporto di Paolo, quel suo modo di
dare a tutto una patina surreale e di trovare il modo di mettere lo
strumento giusto al punto giusto per evitare di essere banali.
Avete
quindi avuto un cambio all'interno del gruppo? Come sta influenzando
la realizzazione dei nuovi pezzi?
Sì è entrato al suo posto Alberto “Casinski” Dattilo da un paio
di mesi, e con lui stiamo provando e scrivendo i pezzi nuovi. E' un
momento abbastanza particolare, ovviamente come tutti lui ha una sua
idea di musica e quindi è un periodo in cui ci stiamo ricalibrando,
cercando di rimetterci in gioco e trovare punti in comune sulla
direzione musicale senza cercare di snaturare quello che è stato
fino ad ora il progetto. Abbiamo già circa 8 pezzi e presto
arriveremo al momento della scrematura, dove cercare di dare
un'impronta musicale definitiva a quello che diventeremo. Penso si
perderà un po' quell'atmosfera giocosa in nome di una profondità
maggiore, sia a livello di musica che di testi ma non si sa
mai...dopotutto in parte odio quella domanda che ogni tanto salta
fuori: “che musica vogliamo fare?” Sono più per fare in modo che
le cose vengano fuori il più spontanee possibili, ma quando si ha a
che fare con gente che ascolta tanta, tanta musica è normale che ci
si ponga delle domande...il nostro tastierista ad esempio in questo
momento è molto preso dalla italo disco. Oltretutto abbiamo un po'
di tensione derivata dalla maniera positiva con cui è stato accolto
il primo album, che non ci aspettavamo a questi livelli!
Avete
partecipato ad una trasmissione radiofonica in cui avete eseguito
alcuni nuovi brani in versione acustica, è stata una veste cucitagli
addosso per l'occasione o le sonorità acustiche saranno più
presenti nel futuro dei Walking The Cow?
Mi piacerebbe dargli un'impronta simile visto che i miei ascolti del
momento vanno in quella direzione, da Jessica Pratt ai Villagers,
Beth Orton, questi cantautori che vanno dal folk al new indie...mi
piacerebbe trovare un equilibrio fra il nostro lato un po' più
sghembo ed un certa essenzialità. A livello prettamente strumentale
e tecnico con l'uscita di Paolo non abbiamo più un basso, Alberto
però oltre a suonare la chitarra ha intenzione di portare anche dei
synth con cui aggiungere nuove sonorità e rimane tutto un po' un
work in progress...a settembre cominceremo a registrare e vedremo
cosa verrà fuori! Il nostro desiderio comunque è far uscire
qualcosa che poi sia riproponibile alla stessa maniera anche dal
vivo, senza aggiungere troppi elementi in post produzione.
A
proposito di live ho visto che avete suonato in un concerto
organizzato in Piazza Della Repubblica qui a Firenze aperto da
Mangoni. Ma è il Mangoni di Elio E Le Storie Tese?
Nono! (Ride) Si chiama Maurizio Mangoni, in arte il Geometra Mangoni,
è un musicista di Pistoia che suonava nei Muriel e adesso ha creato
questo nuovo progetto solista. Sarebbe stato bellissimo suonare anche
con quel Mangoni! L'evento è stata una bella iniziativa di una web
radio locale, Radio Fleur, con fra gli altri Une Passante (che fra
l'altro è la mia vicina di casa), i Drink To Me e gli Schonwald.
Avete
partecipato a molte compilation, fra cui una patrocinata dal sito de
La Repubblica.
Sì si chiamava The Next Wave, è un progetto nato da Elena Raugei de
Il Mucchio insieme ad A Buzz Supreme, il nostro editore, che voleva
tirar fuori dall'anonimato la nuova scena fiorentina, visto che la
città musicalmente è sempre stata connotata dai grandi nomi della
new wave come i Litfiba ed i Diaframma. Sicuramente un gran periodo
quello, ma è stato 30 anni fa e questa compilation è stata creata
per far vedere che c'è una nuova onda, che qualcosa si muove...a lei
è piaciuto molto il nostro pezzo Roschach Hands e così ha deciso di
includerci nella compilation, cosa che ci ha reso molto felici come
il partecipare alla compilation di David Drago su Shiverwebzine, dove
abbiamo potuto presentare un nuovo pezzo registrato apposta per
l'occasione, Mydriasis, che ci è servito anche per dimostrare che
stiamo tornando e rimetterci in gioco!
Avete
partecipato anche ad un tributo ai Codeine a cui ha collaborato anche
la nostra webzine.
L'idea è partita dalla nostra etichetta, la White Birch, visto che
sono grandissimi fan dei Codeine, e in occasione della reunion hanno
colto l'occasione per fare questo tributo. Hanno chiesto a noi di
partecipare e a tanti altri gruppi sia dentro che fuori l'etichetta,
noi abbiamo scelto il brano Pea ed è una delle cose di cui andiamo
più orgogliosi. Siamo riusciti a prendere questo brano struggente e
a renderlo nella nostra maniera disarticolata, anche improbabile se
vogliamo, senza disturbare in alcun modo l'atmosfera del brano
originale. E' un lavoro che è stato molto apprezzato e siamo
contenti di averne fatto parte!
Visto
il cantato in inglese e le sonorità molto internazionali che vi
contraddistinguono avete pensato alla possibilità di una
distribuzione anche all'estero per il futuro? Ho visto che sono
uscite anche un paio di recensioni al di fuori dell'Italia di
Monsters Are Easy To Draw...
Sì ce n'è stata una su di un sito francese ed una su un sito
sudamericano...è bello quando capita che le nostre canzoni arrivano
in paesi anglofili perchè lì si fa molto caso anche al testo. Ci
piacerebbe più che altro suonare all'estero, ma la nostra situazione
è un po' buffa perchè Nico e Simone hanno prole, e anche se ci sono
la buona volontà e tanta voglia di fare musica dobbiamo per forza
fare i conti con le restrizioni di una vita quotidiana fatta di
lavoro, famiglia e quant'altro. Non siamo una di quelle band giovani
che dicono “investiamo tutto in questo” ma da una parte è più
bello così, ci piace creare qualcosa di artistico che vada oltre
quello che è l'excursus normale di una band.
C'è
un artista particolare con cui vi piacerebbe suonare?
Conoscendo i ragazzi direi i Pavement, ma anche Daniel Johnston
stesso, che tra l'altro quando va all'estero non ha una band ma ne
sceglie una con cui suonare in ogni paese...e noi speriamo prima o
poi di poterci suonare insieme! O anche i Beach House, i
Mogwai...abbiamo uno spettro abbastanza ampio! Se dovessi mai
duettare con qualcuno personalmente però la mia scelta cadrebbe su
Josh Homme, per me è il massimo delle voci maschili che ci sono in
giro.
Com'è
Firenze come spazi per la musica dal vivo?
Ci sono molti locali, sia d'estate che d'inverno, ci sono promoter
che stanno lavorando molto bene...è paradossalmente più facile
suonare per una band di media fascia in città che non per gruppi con
un seguito più ampio che hanno bisogno di location più grandi.
Molti locali in centro purtroppo sono stati chiusi a causa delle
lamentele per i rumori, che fotografa un po' la difficoltà della
musica a Firenze: è difficile far uscire i fiorentini di casa, per
cui si finisce che un promoter preferisce chiamare un gruppo che gli
porta sicuramente gente rispetto ad una band magari giovane e
sconosciuta ma validissima. E' un discorso calcolatore di fondo che
sono costretti a fare, visto che spesso bisogna creare situazioni per
attirare il pubblico che vadano al di là della musica, tipo mettere
il mojito a 2 euro o mettere un djset dopo il concerto...ma è
probabilmente un problema di tutto il paese, manca un'educazione
musicale che invece a Londra o Berlino si trova.
E qua sotto un piccolo assaggio di ciò che ci aspetterà
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