mercoledì 4 settembre 2013

Intervista ai Walking The Cow

Quattro chiacchiere all'ombra di Palazzo Pitti con Michelle Davis, cantante e per l'occasione portavoce dei fiorentini Walking The Cow

Come si sono formati i Walking The Cow? Ero incuriosito anche dal nome, visto quanto è bizzarra la canzone da cui lo prendete (di Daniel Johnston ndr)

E' buffa e fantastica! Il gruppo si è formato come tanti altri da incontri casuali, Nico negli anni 90 aveva una band chiamata Mirabilia in cui suonava anche Simone “Bardus” Bardazzi, il nostro chitarrista, e ha conosciuto Paolo Moretti frequentando la stessa scuola di musica. Si è poi aggiunto Martino Lega alla batteria (assieme a Paolo nei Pentolino's Orchestra) e così si è formato il nucleo del progetto che inizialmente era prettamente acustico, votato rigorosamente all'analogico senza influenze elettroniche. Hanno partecipato al Rock Contest del 2006 piazzandosi fra i finalisti e hanno consolidato il legame registrando il primo album Gengis Kahn Vs. Sarah Cat (in download gratuito dal sito www.walkingthecow.it)...andando avanti hanno deciso di trovare nuovi stimoli e quindi sono entrata io come voce femminile. Per quanto riguarda il nome diciamo che il pezzo di Daniel Johnston è un po' un manifesto di quello che vuole essere la musica dei Walking The Cow, semplice ma comunque ricercato nei suoni visto che Daniel è stato uno sperimentatore, nonché precursore di tutto quel movimento lo-fi che ha ispirato la nostra band quando ha cominciato a registrare. Ci sono un po' di casi che ci hanno fatto pensare che lui ci faccia da collante, tipo il fatto che siamo entrambi nati a Sacramento e che la mia nonna americana di cognome fa proprio Johnston...magari scandagliando si scopre che siamo parenti, la follia ci accomuna!

Come siete entrati in contatto con la vostra etichetta, la White Birch Records?

La White Birch è una grande realtà che sta pian piano crescendo ed espandendosi nel territorio dell'indie italiano. E' buffo come siamo entrati in contatto con loro: è fondata dai fratelli Venturini, Carlo e Stefano, che sono stati i primi a convincermi a cantare qualcosa sul primo disco della loro band (i Ka Mate Ka Ora), pezzo che poi è stato sentito dal nostro chitarrista Bardus che in questa maniera mi ha coinvolto nel progetto. Si è chiuso in pratica un cerchio, visto che mi hanno convinto ad iniziare a cantare e poi hanno incoraggiato la band tutta pubblicando il nostro album Monsters Are Easy To Draw...si è così cementato un legame nato quasi per caso. Li conoscevamo già personalmente visto che siamo grandi fans sia dei Ka Mate Ka Ora che dei Werner, il nuovo gruppo di Stefano con Alessia Castellano, che col nome d'arte Cuore Di Cane si occupa della grafica dell'etichetta, e Elettra Capecchi del duo pianistico Mademoiselle Sarabande, e si può dire che siamo una grande famiglia.

Sono rimasto colpito da alcune particolarità dei pezzi del vostro disco, fra cui l'idea di mettere in Nightknocking il rumore di una macchina da scrivere in sottofondo. Come vi è venuta questa idea?

E' tutta opera di Paolo e Martino in post-produzione, hanno avuto l'idea di aggiungere questa particolarità assemblando le varie parti nostre in fase di mixaggio. Paolo è un po' il maestro del riuscire a mettere queste cose particolari, anche nei dischi coi Pentolino's Orchestra, magari inserire oggetti che sembrano non c'entrare niente ma che danno una ritmica particolare. Hanno trovato questo suonino in uno dei loro programmi e siamo stati tutti entusiasti dell'idea. Rientra un po' anche nella logica Johnstoniana di dare sonorità particolari anche a pezzi che cercano di essere in qualche modo pop.

Mi aveva incuriosito anche il testo di Jesus (Buy Some Porn), mi ha ricordato con quella sua intenzione di “convincere” Gesù ad essere più umano il film Dogma ed il suo tentativo di svecchiare l'immagine della chiesa tramite l'istituzione del cattolicesimo uau...

(Ride) Il film purtroppo non l'ho visto ma devo recuperarmelo! Me lo sono chiesto spesso da dove mi è uscito questo testo...quando sono arrivata la band aveva già scritto la parte strumentale di alcuni pezzi, se non sbaglio Simone mi aveva passato l'arpeggio di chitarra di questo brano segnato come “Jesus” e io ho cominciato a pensare a cosa potevo ricamare su questo concetto. Non vuole assolutamente essere blasfemo, l'ho visto un po' come il gioco di immaginare un giovane messia al giorno d'oggi che cerca di essere puro e di incarnare ideali altissimi di fronte a scelte più conformiste quali guardarsi un porno, toccare il culo alle ragazze o andare in piscina a fare lo sborone. E' in parte ispirato anche a certi lavori di Robert Crumb, un famoso fumettista dell'underground statunitense che di recente ha pubblicato la sua versione della Bibbia, che ha questo modo di approcciarsi alla religione piuttosto bizzarro, o anche all'episodio di Tu Mi Turbi in cui Benigni fa da baby sitter ad un piccolo Gesù...sono tutte suggestioni che poi mi hanno fatto tirare fuori questo testo assurdo che ogni tanto leggo e mi vien da pensare a cosa mi è venuto in mente...per vie traverse è addirittura passato su una radio australiana, grazie ad un signore che lavora alla Abc Radio conosciuto al Primavera Sound Festival di Barcellona!

All'interno della grande varietà di stile che c'è nel disco mi avevano incuriosito Sweetheart e la title track, Monsters Are Easy To Draw, forse i pezzi con sonorità che più si distaccano dall'amalgama generale.

Sono due pezzi scritti interamente da Paolo, cantati anche da lui perchè, pur avendo provato a metterci la mia voce, ci piaceva l'effetto straniante che avevano sul disco intero. Sono stati messi poi in punti strategici, uno a metà e l'altro alla fine del disco, in modo da incuriosire ancora di più l'ascoltatore. Monsters Are Easy To Draw la trovo una canzone dalla semplicità e verità disarmante nei suoi concetti, Sweetheart è invece un inno d'amore per la birra ed era il modo ideale per concludere il disco, con una bella birra! Ci mancherà molto l'apporto di Paolo, quel suo modo di dare a tutto una patina surreale e di trovare il modo di mettere lo strumento giusto al punto giusto per evitare di essere banali.

Avete quindi avuto un cambio all'interno del gruppo? Come sta influenzando la realizzazione dei nuovi pezzi?

Sì è entrato al suo posto Alberto “Casinski” Dattilo da un paio di mesi, e con lui stiamo provando e scrivendo i pezzi nuovi. E' un momento abbastanza particolare, ovviamente come tutti lui ha una sua idea di musica e quindi è un periodo in cui ci stiamo ricalibrando, cercando di rimetterci in gioco e trovare punti in comune sulla direzione musicale senza cercare di snaturare quello che è stato fino ad ora il progetto. Abbiamo già circa 8 pezzi e presto arriveremo al momento della scrematura, dove cercare di dare un'impronta musicale definitiva a quello che diventeremo. Penso si perderà un po' quell'atmosfera giocosa in nome di una profondità maggiore, sia a livello di musica che di testi ma non si sa mai...dopotutto in parte odio quella domanda che ogni tanto salta fuori: “che musica vogliamo fare?” Sono più per fare in modo che le cose vengano fuori il più spontanee possibili, ma quando si ha a che fare con gente che ascolta tanta, tanta musica è normale che ci si ponga delle domande...il nostro tastierista ad esempio in questo momento è molto preso dalla italo disco. Oltretutto abbiamo un po' di tensione derivata dalla maniera positiva con cui è stato accolto il primo album, che non ci aspettavamo a questi livelli!

Avete partecipato ad una trasmissione radiofonica in cui avete eseguito alcuni nuovi brani in versione acustica, è stata una veste cucitagli addosso per l'occasione o le sonorità acustiche saranno più presenti nel futuro dei Walking The Cow?

Mi piacerebbe dargli un'impronta simile visto che i miei ascolti del momento vanno in quella direzione, da Jessica Pratt ai Villagers, Beth Orton, questi cantautori che vanno dal folk al new indie...mi piacerebbe trovare un equilibrio fra il nostro lato un po' più sghembo ed un certa essenzialità. A livello prettamente strumentale e tecnico con l'uscita di Paolo non abbiamo più un basso, Alberto però oltre a suonare la chitarra ha intenzione di portare anche dei synth con cui aggiungere nuove sonorità e rimane tutto un po' un work in progress...a settembre cominceremo a registrare e vedremo cosa verrà fuori! Il nostro desiderio comunque è far uscire qualcosa che poi sia riproponibile alla stessa maniera anche dal vivo, senza aggiungere troppi elementi in post produzione.

A proposito di live ho visto che avete suonato in un concerto organizzato in Piazza Della Repubblica qui a Firenze aperto da Mangoni. Ma è il Mangoni di Elio E Le Storie Tese?

Nono! (Ride) Si chiama Maurizio Mangoni, in arte il Geometra Mangoni, è un musicista di Pistoia che suonava nei Muriel e adesso ha creato questo nuovo progetto solista. Sarebbe stato bellissimo suonare anche con quel Mangoni! L'evento è stata una bella iniziativa di una web radio locale, Radio Fleur, con fra gli altri Une Passante (che fra l'altro è la mia vicina di casa), i Drink To Me e gli Schonwald.

Avete partecipato a molte compilation, fra cui una patrocinata dal sito de La Repubblica.

Sì si chiamava The Next Wave, è un progetto nato da Elena Raugei de Il Mucchio insieme ad A Buzz Supreme, il nostro editore, che voleva tirar fuori dall'anonimato la nuova scena fiorentina, visto che la città musicalmente è sempre stata connotata dai grandi nomi della new wave come i Litfiba ed i Diaframma. Sicuramente un gran periodo quello, ma è stato 30 anni fa e questa compilation è stata creata per far vedere che c'è una nuova onda, che qualcosa si muove...a lei è piaciuto molto il nostro pezzo Roschach Hands e così ha deciso di includerci nella compilation, cosa che ci ha reso molto felici come il partecipare alla compilation di David Drago su Shiverwebzine, dove abbiamo potuto presentare un nuovo pezzo registrato apposta per l'occasione, Mydriasis, che ci è servito anche per dimostrare che stiamo tornando e rimetterci in gioco!

Avete partecipato anche ad un tributo ai Codeine a cui ha collaborato anche la nostra webzine.

L'idea è partita dalla nostra etichetta, la White Birch, visto che sono grandissimi fan dei Codeine, e in occasione della reunion hanno colto l'occasione per fare questo tributo. Hanno chiesto a noi di partecipare e a tanti altri gruppi sia dentro che fuori l'etichetta, noi abbiamo scelto il brano Pea ed è una delle cose di cui andiamo più orgogliosi. Siamo riusciti a prendere questo brano struggente e a renderlo nella nostra maniera disarticolata, anche improbabile se vogliamo, senza disturbare in alcun modo l'atmosfera del brano originale. E' un lavoro che è stato molto apprezzato e siamo contenti di averne fatto parte!

Visto il cantato in inglese e le sonorità molto internazionali che vi contraddistinguono avete pensato alla possibilità di una distribuzione anche all'estero per il futuro? Ho visto che sono uscite anche un paio di recensioni al di fuori dell'Italia di Monsters Are Easy To Draw...

Sì ce n'è stata una su di un sito francese ed una su un sito sudamericano...è bello quando capita che le nostre canzoni arrivano in paesi anglofili perchè lì si fa molto caso anche al testo. Ci piacerebbe più che altro suonare all'estero, ma la nostra situazione è un po' buffa perchè Nico e Simone hanno prole, e anche se ci sono la buona volontà e tanta voglia di fare musica dobbiamo per forza fare i conti con le restrizioni di una vita quotidiana fatta di lavoro, famiglia e quant'altro. Non siamo una di quelle band giovani che dicono “investiamo tutto in questo” ma da una parte è più bello così, ci piace creare qualcosa di artistico che vada oltre quello che è l'excursus normale di una band.

C'è un artista particolare con cui vi piacerebbe suonare?

Conoscendo i ragazzi direi i Pavement, ma anche Daniel Johnston stesso, che tra l'altro quando va all'estero non ha una band ma ne sceglie una con cui suonare in ogni paese...e noi speriamo prima o poi di poterci suonare insieme! O anche i Beach House, i Mogwai...abbiamo uno spettro abbastanza ampio! Se dovessi mai duettare con qualcuno personalmente però la mia scelta cadrebbe su Josh Homme, per me è il massimo delle voci maschili che ci sono in giro.

Com'è Firenze come spazi per la musica dal vivo?


Ci sono molti locali, sia d'estate che d'inverno, ci sono promoter che stanno lavorando molto bene...è paradossalmente più facile suonare per una band di media fascia in città che non per gruppi con un seguito più ampio che hanno bisogno di location più grandi. Molti locali in centro purtroppo sono stati chiusi a causa delle lamentele per i rumori, che fotografa un po' la difficoltà della musica a Firenze: è difficile far uscire i fiorentini di casa, per cui si finisce che un promoter preferisce chiamare un gruppo che gli porta sicuramente gente rispetto ad una band magari giovane e sconosciuta ma validissima. E' un discorso calcolatore di fondo che sono costretti a fare, visto che spesso bisogna creare situazioni per attirare il pubblico che vadano al di là della musica, tipo mettere il mojito a 2 euro o mettere un djset dopo il concerto...ma è probabilmente un problema di tutto il paese, manca un'educazione musicale che invece a Londra o Berlino si trova.

E qua sotto un piccolo assaggio di ciò che ci aspetterà

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